Saggio sopra l'espressionismo

5. Paul Scheerbart: al bando l’ornato

La connessione tra spazio e vetro, tra luce e colori avviene secondo una progettualità che intende depurarsi dall’artefatto e dal superfluo.

Pulizia strutturale e formale per il benessere sociale

L’architettura deve prendere forma, spazio, luce e colore non da forzature ornamentali, che la privino della sua funzionalità e dei suoi paradigmi di concretezza strutturale e ambientale, ma da una marcata pulizia strutturale e formale che miri a sottolineare un fine che vada in direzione di una architettura all’insegna di un conseguimento sostanziale del benessere sociale, a partire da ciò che già la luce e lo spazio offrono al vero.
Il suo fine non deve essere offuscato dal trapianto in essa di elementi riempitivi e inopportuni.

L’architettura di vetro mette al bando l’ornato e lo sfarzo

L’architettura di vetro mette al bando l’ornato, il grandioso, lo sfarzoso, lo spanto. Essa deve evitare persino la “deperibilità” e l’antico sentore semantico del legno. Essa mira a un ambiente che assuma un “carattere” di essenzialità e purezza.

Paul Scheerbart, Architettura di vetro… p.24

Per cui, ad esempio, il legno va evitato, «semplicemente non si adatta più alla situazione. Armadi, tavoli, sedie, eccetera devono essere prodotti anch’essi in acciaio e in vetro, affinché tutto l’ambiente assuma un carattere unitario».

Vetro è trasparenza etica e purificazione

Il vetro per Scheerbart non è sinonimo solo di chiarezza e trasparenza etica, ma anche di pulizia preventiva. Con il vetro si purifica lo spazio abitativo: si tengono a distanza presenze spúree, si colma lo spazio di vocativi cromatici purificativi:

Paul Scheerbart, Architettura di vetro… p.170

«Il vetro,» afferma il turco Abu-Babu nel racconto Il congresso degli architetti di Scheerbart, «è il materiale da costruzione più pulito. In un edificio di vetro
non entrano i topi -e anche gli insetti si tengono a debita distanza-, specialmente se il terreno tutt’intorno alle case di vetro è lastricato con piastrelle che ogni giorno si possono lavare con acqua pura».

E poiché un edificio di vetro ha bisogno di strutture di ferro, ciò porta alla standardizzazione degli «elementi costruttivi», la forma dei quali costringe a determinarli «soltanto dal loro fine e dalla loro funzione». «La loro bellezza -a detta di Gropius, e ciò vale anche per un edificio in vetro- richiede una progettazione ludica e semplice, e non decorazioni e profili pletorici, alieni dalle qualità strutturali e fisiche dei materiali stessi».
L’architettura di vetro non si accorda con le vecchie tradizioni, è necessario remare contro ogni consuetudine acquisita dai nostri antenati, contro quel costume che continua a far rivivere l’usuale secondo il già usato.

Contro le passate mentalità progettuali: architettura, mobili e nuovo ambiente

Persino i mobili non vanno più organizzati e ambientati nello spazio secondo le passate mentalità progettuali:

Paul Scheerbart, Architettura di vetro… p.25

Che i mobili della casa di vetro non vadano appoggiati contro le preziose pareti di vetro, decorate a più colori, apparirà certamente “ovvio”. Questa rivoluzione dell’ambiente è assolutamente inevitabile, non c’è niente da fare. Va da sé che i quadri alle pareti sono del tutto inammissibili.

Non è dunque

Combattere contro le tradizioni radicate

lecito che immagini associative risalenti all’epoca dei nostri nonni contribuiscano in maniera decisiva alla creazione del nuovo ambiente. Tutto ciò che è nuovo deve appunto combattere una dura battaglia contro tradizioni profondamente radicate; non c’è altra via se si vuole che il nuovo riesca ad imporsi.

fabio d'ambrosio editore
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