Più che un saggio critico sull’Espressionismo… ecco una riflessione intorno all’Espressionismo tramite argomentazioni e associazioni di idee che si spingono alla de-codificazione di alcune categorie concettual-estetiche… senza la comprensione delle quali non sarebbe possibile intendere il profondo valore estetico-sociale espresso dall’Espressionismo. Per poter comprendere l’estetica dell’Espressionismo ed entrare nella sua poetica occorre:
– lasciarsi alle spalle ogni forma di preconcetto acquisito da un’educazione artistica -preconfezionata- che si rifaccia ai luoghi comuni e non riesca a fare a meno dei pregiudizi;
– dubitare di ciò che ci è stato detto da tutti quegli assiomi di estetica che intendono per arte solo ciò che espressivamente è indirizzato “obbligatoriamente”- alla rappresentazione del Bello.
Il dubbio conduce fuori da ogni superstizione, facendoci percorrere strade poco battute. Il dubbio non si limita al suo modo di vedere, ma esercita su di sé sempre un nuovo modo di porsi domande, di cercare risposte.
Nell’Espressionismo tutto si pone in dubbio. Non v’è posto per una certezza colonizzatrice; tutto passa attraverso l’agire dell’irruzione, i centri dell’effrazione sono tanti.
Si pensi alla pennellata graffiante, aspra, stridente, al colore ferito da figure che esso stesso abrade; al colore che è sfregio, scoppio, sfenditura: indizio di un mondo macellato dalla sua intrinseca estraneità a se stesso. Comportamenti sociali, direzionati da forme di comunicazione in mano ai poteri vigenti (università, accademie, scuole, mass-media, ecc.), hanno rafforzato atteggiamenti mentali legati a una visione dell’Arte ritenuta da sempre indubbia, assiomatica, inconfutabile, incontrovertibile:
esiste per essi una verità a priori, indisponibile a distogliere lo sguardo dalla propria conclamata e assoluta verità, secondo la quale, ad esempio, categorie concettuali ed estetiche quali il Bello e il Brutto vanno considerate esattamente così come sono state concepite nell’accezione classica e classicistica: riguardo ad esse le definizioni atte a definirle e a determinarle non vanno assolutamente ri-definite.
Nell’uso del linguaggio espressionista, vi è stata prevalentemente assunta la dimensione estetica del Brutto.
Pertanto, non sarà possibile affrontare l’Espressionismo senza aver prima di tutto ri-discusso quella categoria per una ri-definizione della stessa, più cònsona allo sguardo percettivo-visivo dell’artista moderno.
L’azione espressionista del Brutto non si limita a esprimere solo il difforme, ma ne precisa ulteriormente i suoi segni con una estetica del grottesco ancor più aggressiva e più profondamente connotata dalla sua ancor più sfigurata deformazione.
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