Battere la visione di un mondo già percorso? No, grazie!
L’Espressionismo non è radicato nella compagine fisiologica di un surrogato di arte standardizzata e standardizzabile; non è ragionevolmente ciò che è ragionevole fare per radicarsi in un’arte che si strutturi su un percorso visivo generalizzabile a tutta l’arte. No! L’Espressionismo ci dice che la comprensione del
mondo non può venire da un’arte che si privi della libertà di perseguire un’esperienza propria che sappia cogliere ciò che esistenzialmente siamo.
Dinanzi al vissuto, l’Espressionismo rivive lo sfinimento che gli deriva dal vissuto, gridando il proprio tormento. Il suo modo di fare arte è sostanziato nella necessità di provenire dalla vita, dall’insondabilità delle emozioni che essa provoca, dagli affanni che essa quotidianamente elargisce.
L’Espressionismo è un’arte che ti addebita sia un viaggio nel silenzio delle viscere dell’esistente, sia un’emozione profonda, provata nell’aver visto dell’esistente ciò che di sé (essendo invisibile) sarebbe rimasto altrimenti invisibile, sia la volontà di incamminarsi sull’imprevedibilità della strada.
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