Saggio sopra l'espressionismo

il lirismo

Emil Cioran, Al culmine della disperazione… p.30

Le pagine più ispirate, da cui promana un lirismo assoluto, in cui si è in preda a un’esaltazione, a un’ebbrezza totale dell’essere, non si possono scrivere se non in una tensione nervosa tale da rendere illusorio ogni ritorno all’equilibrio.

Cos’è il lirismo?

Non solo tutta la letteratura espressionista, ma anche tutta l’arte espressionista è intrisa di lirismo. Ma che cos’è il lirismo?

Orientarsi sulle interrogazioni e sullo squilibrio

Il lirismo è ciò che chiede all’arte di orientarsi sulle interrogazioni e non sulle affermazioni, sullo squilibrio e non sull’equilibrio. Non si serve, per esprimersi, di un linguaggio bello e finito, atto a fornire un clima estetico
pacato, equilibrato e sereno.

Una visione dal profondo, senza certezze

Il lirismo concentra tutta la sua attenzione su una visione che proviene dal profondo, fornendo al linguaggio l’espressività di una forma uscita allo scoperto da una sensibilità vulnerabile, intaccata da un vissuto privo di modelli di certezza.
Il lirismo è quel linguaggio espressivo che si preoccupa esteticamente di portare alla superficie ciò che accade nel profondo: nessuna parola da dire se la parola non porta alla luce ciò che più ha toccato il profondo.
Il linguaggio lirico è sempre intimamente preso a puntualizzare su di sé una struttura linguistica dal comportamento indisciplinato, toccato da un
pizzico di follia, di rivolta, di contraddizione.

Emil Cioran, Al culmine della disperazione… p.18
La fase lirica e la psicosi

Non c’è autentico lirismo senza un pizzico di follia interiore. È caratteristico il fatto che le psicosi siano contraddistinte, al loro insorgere, da una fase lirica in cui le barriere e gli ostacoli abituali crollano per far posto a un’ebbrezza interiore delle più feconde.

Nel riportare nel proprio linguaggio un’esperienza interiore (che derivi
dalla capacità di interpretare la follia), il lirismo espressionista adatta le proprie parole all’ebbrezza, al principio di contraddizione, all’irrazionale, all’inconscio, al gesto temerario, per esprimere adeguatamente il carattere della discrepanza che v’è fra l’individuo e la società.

Il lirismo raccoglie le diversità linguistiche delle impressioni emotive

Il lirismo crea il suo linguaggio dall’opportunità di ammettere in sé tutte le diversità linguistiche che possano derivargli dalle impressioni emotive, causate sia nell’osservare il mondo sia nell’analizzare la fisionomia dei fatti sociali.

Emil Cioran, Al culmine della disperazione… pp.16-17

Il lirismo rappresenta un impulso a disperdere la soggettività perché denota, nell’individuo, un’effervescenza insopprimibile che continuamente esige espressione. Essere lirici significa non poter restare chiusi in se stessi.

Il lirismo è interiore, profondo, concentrato

Tale bisogno di esteriorizzazione è tanto più imperioso quanto più il lirismo è interiore, profondo e concentrato. (…) Diventiamo lirici quando la vita dentro di noi palpita a un ritmo essenziale, e quando ciò che stiamo vivendo è talmente forte da sintetizzare il senso stesso della nostra personalità. Ciò che abbiamo di unico, di specifico, si compie in una forma così espressiva che l’individuale si eleva al livello dell’universale. Le esperienze soggettive più profonde sono anche le più universali, perché in esse si tocca il fondo originario della vita. La vera interiorizzazione conduce a un’universalità inaccessibile a quanti restano alla superficie.

Il linguaggio lirico è aperto alla irregolarità, all’immaginario e al reale

In questo senso… nel linguaggio lirico non potrà mai esserci il dominio di una forma chiusa, disciplinata a estendere il proprio linguaggio nei propri limiti. Esso piuttosto s’allargherà all’irregolarità e a tutte le vibrazioni emanate dall’immaginario e dal reale, divenendo la metafora di un’energia corporea che sente, con tutta la profondità sensistica della carne, l’illimitatezza degli opposti, distinguibili nel vissuto.

Rudolf Steiner, L’essenza dei colori… pp.171-173

L’uomo deve ritrovare di nuovo la via del ritorno verso lo spirituale anche nella poesia. Possiamo così dire: l’epica si rivolge agli dèi superiori, la drammatica si rivolge agli dèi inferiori, il vero dramma vede emergere dalla Terra il mondo divino esistente sotto la Terra. L’uomo può rendersi strumento dell’agire di questo mondo divino inferiore. Se qui noi guardiamo nel
mondo in certo modo soltanto come uomini, abbiamo nell’arte in generale ciò che, vorrei dire, è immediatamente fuori, naturalistico.

Epica: mondo spirituale superiore che discende

Invece nella drammatica abbiamo il mondo spirituale inferiore che emerge, e nell’epica un mondo spirituale superiore che discende. La Musa che discende per servirsi dell’uomo attraverso il capo dell’uomo stesso e per dire, quale Musa, ciò che gli uomini compiono sulla Terra o ciò che in generale viene compiuto nell’universo: questa è epica.

Drammatica: mondo spirituale inferiore che emerge

Salire dalle profondità del mondo, servirsi dei corpi umani per far agire la volontà, che è volontà di dèi sotterranei, è invece drammatica.
Si potrebbe dire: sul piano dell’esistenza terrestre abbiamo, discendente dalle nuvole, la divina Musa dell’arte epica, e ascendenti dalle profondità della terra, come fumanti di sotto in su, le potenze divino-spirituali dionisiache sotterranee che agiscono verso l’alto attraverso gli uomini nel senso della volontà. Ma dappertutto dobbiamo intravvedere, attraverso la
superficie terrestre, come in modo vulcanico erompa verso l’alto l’elemento drammatico, e come dall’alto verso il basso scenda come una pioggia benefica l’elemento epico.

Tra epica e drammatica l’uomo diventa
lirico

E quello che si compie al nostro stesso livello, dove in certo modo noi vediamo gli ultimi messaggeri degli dèi superiori agire nel sentimento in collaborazione con gli dèi inferiori; allo stesso nostro livello, dove in un certo senso il cosmico (non sentito teoricamente in modo pedante, bensì sentito in tutta la sua configurazione) si fa stimolare dal basso, e dall’alto si fa rallegrare, rasserenare fino al giubilo attraverso un ninfale fuoco spirituale; là nel mezzo l’uomo diventa lirico. Allora egli non sente l’elemento drammatico saliente dal basso verso l’alto, non l’elemento epico discendente dall’alto verso il basso, ma l’elemento lirico vivente con lui allo stesso livello, il delicato elemento spirituale che non piove sulle foreste, e nemmeno erompe dal basso nei vulcani e spacca le piante, ma ciò che sussurra nelle foglie, che rallegra nei fiori che soffia ne vento.

Percepire lo spirituale dentro la materia.
La lirica guarda agli
dèi superiori (liricodrammatico) e agli
dèi inferiori (liricoepico) ma resta nel mezzo

Tutto ciò che al nostro stesso livello ci fa presentire lo spirituale entro la materia, così che il nostro cuore si gonfia, il nostro respiro viene eccitato gioiosamente, tutta l’anima nostra si solleva in quello per cui i fenomeni della natura esteriore stanno come segni di uno spirituale-animico che è al nostro stesso livello, ebbene, in tutto questo trama e tesse la lirica che, si può dire, guarda in su con una faccia lieta verso gli dèi superiori, e che con una faccia alquanto turbata guarda in giù verso gli dèi inferiori; essa può, come lirica, sviluppare da un lato verso il lirico-drammatico, e dall’altro può acquietarsi verso il lirico-epico, ma rimane sempre lirica per il fatto che l’uomo sperimenta l’ambiente della Terra, diciamo, con la sua parte mediana, col suo essere di sentimento nel quale egli sperimenta ciò che con lui esiste nell’ambiente terrestre. Se realmente si penetra nella parte spirituale dei fenomeni del mondo, non si può far altro che far trasformare per gradi le rappresentazioni astratte e confuse in un colorato e plasmatore tramare pieno di vita.

Ciò che sta attorno vive nell’elemento artistico

Del tutto improvvisamente, si potrebbe dire, la rappresentazione in idee diventa rappresentazione artistica, poiché ciò che ci sta dattorno vive nell’elemento artistico.

La lirica espressionista usa il linguaggio del dramma quotidiano

La presenza nell’Espressionismo di un linguaggio tormentato dall’attività di una coscienza che vive nelle proprie malformazioni sociali, porta la sua forma lirica a emettere, fisicamente, un linguaggio dal corpo completamente immerso nel dramma quotidiano, insoddisfatto di sé, della propria forma, atto a riconoscere che l’esistenza è senza significato, e che il mondo è perfettamente in simbiosi con un significato privo di significato.

Linguaggio che suggerisce l’incapacità di comunicare

Più l’Espressionismo scende nel profondo, più si stacca dalla superficie; più scende nel dolore, ad acquisire le sue patologie, più si lascia coinvolgere dall’osservazione scrupolosa dei difetti dell’uomo; più avverte l’urgenza di
guardare in coloro che hanno sofferto un rapporto traumatizzante coi propri simili, e più il linguaggio espressionista mostra il proprio fallimento: si muove, alle volte, in una costruzione linguistica destinata a esprimersi con parole che suggeriscano l’incapacità di comunicare: foss’anche tutto ciò che più lo tormenta.

Il lirismo, linguaggio che dice tutto in un sol fiato, al di là della coerenza tra parole e forma

Il lirismo è così la straordinaria facoltà di un linguaggio espressivo di dire tutto quello che ha da dire in un sol fiato, abbattendo il sistema ordinario della linearità del discorso, della coerenza fra parole e forma, poiché la caratteristica del profondo è quella di essere essenzialmente praticata da un linguaggio che ricorra a una verbosità operante, liberamente, anche a livello
di accensioni e illuminazioni inconsce.

Emil Cioran, Al culmine della disperazione… p.18

Lo slancio lirico è al di là delle forme e dei sistemi. Una fluidità, una scioltezza interiore mescolano in uno stesso slancio, come in una convergenza ideale, tutti gli elementi della vita dell’anima per creare un ritmo intenso e pieno. Rispetto alla raffinatezza di una cultura
anchilosata che, costretta in forme e cornici, camuffa tutto, il lirismo è un’espressione barbara. Qui sta appunto il suo valore: nell’essere solo sangue, sincerità e fiamme.

fabio d'ambrosio editore
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